Che cos’è l’intersoggettività
La condivisione dello stato mentale (intenzioni, emozioni, stati d’animo) con un altro essere umano, diverso ma simile, è ciò che passa sotto il nome di intersoggettività. Si tratta di una condizione umana fondamentale, neurobiologicamente permessa dai neuroni specchio che abitano nel nostro sistema nervoso, in assenza della quale il proprio senso di identità si dissolve o devia in modi insoliti.
Forme dell’intersoggettività
Ne abbiamo talmente bisogno che sono davvero numerose le attività a cui prendiamo parte per stabilire con gli altri un contatto intersoggettivo. Canti, danze o altre occasioni artistiche di gruppo sono esempi di attività in cui i partecipanti condividono (e sanno che tutti condividono) le stesse esperienze nello stesso momento. – Nell’intersoggettività infatti è importante non solo la condivisione ma anche la consapevolezza di stare condividendo -. Anche se non si conoscono, basta che i loro sguardi si incontrino brevemente perché si sperimenti un contatto intersoggettivo, un senso di appartenenza. Gli spettatori di un concerto del proprio cantautore preferito ad esempio non stanno partecipando soltanto ad un evento ricreativo ma sono immersi in una comune cornice umana che promuove il loro senso di identità personale, in cui possono sentirsi appartenenti a quel gruppo di persone e nello stesso tempo proprio se stessi.
Perfino gli ergastolani o i condannati a morte, posti in isolamento, i quali non possono più trarre nessun vantaggio concreto dal contatto con altri esseri umani, hanno tuttavia bisogno e fanno richiesta di colloqui periodici. Ne hanno appunto bisogno per ritrovare se stessi negli occhi degli altri, altrimenti rischierebbero di impazzire.
Si pensa che anche la diffusione dei “compagni immaginari” tra la maggior parte dei bambini delle culture occidentali sia da attribuirsi all’esigenza di avere accesso ad una forma di dialogo con questi compagni che orienti, confermi o stabilizzi l’identità del bambino in costruzione.
Innamorarsi
L’innamoramento è senz’altro – e non c’è da stupirsene – un’altra condizione in cui è possibile ritrovare ed apprezzare l’intensità della spinta intersoggettiva. Esso può essere fatto oggetto di studio psicologico grazie al fatto che, indipendentemente dal momento storico o dal contesto culturale che lo incorniciano, si presenta come un’organizzazione mentale piuttosto stabile che raggruppa comportamenti, pensieri e sentimenti caratteristici, corrispondenti a precise condizioni cerebrali.
Nelle relazioni sentimentali infatti è presente un autentico interesse per le intenzioni ed i sentimenti dell’altro, sia per interpretarli correttamente che per anticiparli.
Proviamo a pensare a ciò che generalmente succede quando due persone si guardano a lungo negli occhi. Con tutta probabilità finiranno a letto insieme oppure per fare a pugni! Non riusciranno cioè a tollerare la reciprocità dello sguardo per più di pochissimi secondi senza sconfinare nel flirt o nel litigio oppure senza distogliere lo sguardo. Invece, come ci fa notare il noto e compianto intersoggettivista Daniel Stern, le persone innamorate sono solite guardarsi negli occhi, anche senza parlare, per periodi di tempo protratti, come se fossero capaci di scoprire l’interiorità dell’altro, di raggiungerne l’anima.
Gli innamorati sono portati in modo spontaneo ad imitare reciprocamente le espressioni del volto ed i gesti dell’altro e così creano un mondo privato e accessibile a loro soltanto, da cui gli altri sono estromessi, fatto di abbreviazioni, rituali o parole segrete, in cui basta un minimo cenno per capirsi in maniera esclusiva.
Tutto questo non solo permette ovviamente alla coppia di formarsi, ma anche al singolo individuo che compone la coppia di rigenerarsi.
Siamo sempre stati abituati a pensare all’innamoramento come a qualcosa di irresistibile da un lato e di negativo dall’altro. Erich Fromm a tal proposito sosteneva che l’innamoramento è “uno stato di follia”. E comunemente si ritiene che quando ci si innamora di qualcuno si sia portati a idealizzarlo, esaltandone o esagerandone o addirittura inventandone le caratteristiche positive. Spesso, a conclusione di una storia di amore, si sente dire che si era visto nel partner non ciò che c’era realmente ma ciò che si voleva vedere.
Da una prospettiva opposta, si può invece ritenere che l’innamoramento favorisca la sottolineatura delle qualità altrui, che ai più sembrano scontate o passano inosservate, ed anche il cambiamento. Quando la relazione è sana, l’innamorato cioè si trova coinvolto in un processo di cambiamento nel corso del quale ricerca lo sguardo dell’altro per ricevere conferma di questo cambiamento, per tenersi in contatto con se stesso e con la propria identità in trasformazione.
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