C’è chi crede che guardare film debba essere un momento di svago e chi ritiene che non debbano mancare spunti di riflessione; c’è chi va al cinema per ridere e chi ci va per commuoversi o per pensare.
Quelli proposti sono 5 film di diversi generi cinematografici e dagli stili registici più disparati, per venire incontro ai gusti di tutti. Buona visione a tutti!
1-A proposito di Schmidt, Payne 2002
Che cosa resta ad un pover’uomo appena rimasto vedovo – che vede morire l’anziana moglie di una morte di quelle grottesche eppur sempre spietate (mentre passava l’aspirapolvere, la cui accensione le sopravvive rumorosamente) -, con una figlia che non gli parla da anni e che sta per sposare un uomo da lui detestato, lontanissimo dal suo stile di vita, dai suoi valori, dalla propria cultura?
Il protagonista, brillantemente interpretato – manco a dirlo – da Jack Nicholson, farà di tutto per convincere la figlia ad abbandonare il proposito dell’imminente matrimonio, a cui ha avuto la concessione di essere invitato, con il risultato di allontanarla da sé ancora di più. Beh sì, è il caso di dire che gli ci sarebbe proprio voluto uno psicologo!
Imbattendosi in situazioni al limite tra il comico ed il drammatico, al suo ritorno a casa, si ritroverà solo, preda di vissuti di fallimento e di insoddisfazione, ad un passo dalla depressione, a domandarsi che senso abbia, se ce l’ha, la propria vita. Il senso della vita è forse ciò intorno a cui ruota, delicatamente, la trama del film. Per poi scoprire che, per trovarlo, possono bastare piccole (o forse no?), inaspettate, cose.
La mimica facciale dell’attore, soprattutto nella scena finale, è da togliere il fiato!
2-Se mi lasci ti cancello, Gondry 2004
La traduzione italiana del titolo inglese originale (“The eternal sunshine off the spotless mind”), a dire il vero, si presta al malinteso che il film sia una commediola un po’ mediocre. Solo vedendolo si scopre con sorpresa che non è affatto così. E, in effetti, se si traduce letteralmente il titolo inglese con “eterno raggio di luce di una mente immacolata”, si capisce subito che quella con cui si ha a che fare è una questione molto più complessa. Riguarda l’amore, le sue difficoltà, le sue complessità, le sofferenze che infligge. Riguarda la tentazione di liberarsene, al costo di ricorrere alla cancellazione dei ricordi dalla mente. È una tecnica messa a punto da un’azienda che promette la sparizione mentale della persona amata e, con lei, di tutti i dolori di un amore infelice.
E se neanche questo bastasse? E se la mente “immacolata” riuscisse comunque a trattenere un raggio di luce, eterno? Che cosa succederà a questo punto ai due protagonisti immemori (davvero?) del loro amore, quando si incontreranno di nuovo, per l’ennesima prima volta?
Un film avvincente, sulla potenza spiazzante dei sentimenti.
3-Dogville, Von Trier 2003
Grace, la protagonista del film di Lars Von Trier, è decisamente un personaggio da psicoanalisi. Sicuramente, se si fosse rivolta ad uno psicologo (meglio ad uno psicoanalista, per l’appunto), avrebbe avuto l’occasione di approfondire le dinamiche del rapporto con un padre dispotico. Il che magari l’avrebbe aiutata a fare chiarezza sulle dinamiche che è chiamata ciecamente a ripetere, sottomettendosi masochisticamente ad approfittatori sadici.
Il fatto che la storia si svolga tutta su una scenografia “irreale”, teatrale – il che contribuisce a rendere il film, a dire il vero, almeno per chi ama un genere più movimentato, un po’ lento -, forse sta a significare che Dogville è, più che altro, un luogo interno, teatro di drammi e conflitti prima di tutto interiori.
4-Amour, Haneke 2012
Questo è un film sull’amore, quello vero, o meglio: quello reale. Quello che sopravvive agli anni, al tempo, alla cattiva sorte, alla malattia.
Una coppia di anziani: lei si ammala, aggredita da un ictus, lui inizia a prendersene cura con impegno e dedizione.
La pellicola francese è dunque una realistica quanto minimalista narrazione dell’avanzamento inesorabile della malattia e del suo faticoso accudimento da parte di un uomo che ci fa vedere, con grande dignità, questa faccia, concreta, faticosa – sul finale disperata -, dell’amore.
5-Allacciate le cinture, Ozpetek 2014
Bisognerebbe allacciarle davvero le cinture durante la visione di questo film di Ozpetek. Se lo avessi saputo prima, le avrei allacciate strette senza dubbio! Non quelle del divano di casa, che non le ha, ma quelle interne, che tengano salde le emozioni che turbinano sballottando di qua e di là. Non si tratta di emozioni troppo positive, in effetti, visto che la storia a cui assistiamo è quella di una giovane donna, moglie e madre, che scopre, durante un controllo medico casuale, di avere un cancro al seno. Saremo con lei, drammaticamente, in tutte le fasi della sua malattia; sulle montagne russe dei suoi sentimenti e sull’avanti e indietro temporale di premonizioni nefaste e nostalgici ritorni al passato.
Data la conoscenza che avremo della sua vita privata, in particolare rispetto al suo matrimonio con un uomo infedele, con cui ha tuttavia vissuto una storia d’amore bella e travolgente, possiamo forse arrivare a domandarci se – e fino a che punto – una malattia così grave possa avere (anche) origini psicosomatiche. Possiamo per esempio chiederci se, e fino a che punto, in momenti emotivamente difficili della vita, trovare un posto, per esempio da uno psicologo, in cui prendersi cura di sé e delle proprie ferite emotive, abbia un effetto protettivo da derive tanto della psiche quanto del corpo (per nulla separabili).
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