Non è necessario soffrire di disturbi quali ansia, depressione o attacchi di panico per rivolgersi ad uno psicologo. Ci sono molti altri segnali che non dovrebbero essere sottovalutati.
1- Mancanza di gioia
Si può avere una vita soddisfacente, fatta di buoni rapporti familiari e ricchi successi lavorativi e, nonostante tutto, avvertire un senso di vuoto o di tristezza diffusa. Ad esempio in ambito lavorativo, per quanto si possa svolgere l’attività prescelta con esiti positivi e con riconoscimenti da parte degli altri, ciò potrebbe non corrispondere ad uno stato d’animo di pienezza ma, al contrario, innescare sensazioni di insofferenza e di apatia. Si potrebbe avere perfino la sensazione di non meritare quello che si ha o di essere uno spettatore esterno della propria vita, come se le cose belle succedessero a qualcun altro.
La mancanza di gioia e l’incapacità di godere di ciò che si fa, si costruisce e si ottiene, pur essendo ciò che si vuole e che è in linea con le proprie inclinazioni, può costituire un importante motivo per approfondirne le cause e per cambiare lo stato delle cose.
L’obiettivo è quello di riuscire a vivere una vita fatta di maggiori coloriture emotive positive, quali entusiasmo, fiducia, senso di libertà, benessere e vitalità.
2- Bassa autostima
La bassa autostima molto spesso si manifesta non solo con l’idea di non valere abbastanza ma anche mediante altre spiacevoli esperienze negative riguardanti se stessi. A ben guardare, la persona che ne è coinvolta svolge un inconsapevole ruolo attivo nel determinarle. Tale ruolo attivo consiste nel rivolgersi costantemente critiche, offese o malevole svalutazioni. Solo che queste autocritiche non vengono vissute come tali bensì come incontestabili dati di fatto.
Per esempio, si potrebbe aver affrontato una situazione difficile, da cui si potrebbe essere usciti senza riportare grosse conseguenze ed arginandone gli effetti negativi ma, nel modo di interpretare gli eventi e di raccontarli, si potrebbe enfatizzare il proprio contributo nell’aver creato la circostanza spiacevole – che pure può esserci stato – sminuendo invece o non considerando affatto l’abilità messa in gioco per superarla. Il tutto senza rendersene conto e ritenendo di registrare i fatti esattamente così come si sono svolti.
È stupefacente vedere come la stessa sequenza di eventi, riportata da persone diverse che utilizzano prospettive differenti, possa acquistare significati molteplici. Considerando i due estremi opposti, una persona con un grande senso di sé dirà ad esempio di quanto sia stato bravo e capace di risolvere il problema venutosi sfortunatamente a creare; mentre una persona con un’autostima compromessa dirà di quanto sia stato – magari aggiungendo “come al solito” – una frana e di come “per fortuna” poi le cose si siano tutto sommato sistemate.
Perché e da dove viene questa abitudine nociva all’autocritica?
È probabile che sia l’eco di una qualche voce interiorizzata proveniente dal passato. E, ad ogni modo, è proprio quanto si dovrebbe cercare di capire nel corso di una psicoterapia, in vista del suo superamento e della possibilità di sperimentare un senso di sé più positivo.
3- Tendenza a generalizzare
Si tratta della tendenza ad estendere risultati negativi, insuccessi, episodi sfortunati o fallimenti circoscritti a tutte le aree o a tutti i momenti della vita o a tutte le possibili circostanze.
Ad essa può unirsi la “personalizzazione”, ovvero l’abitudine automatica a ricondurre a sé fatti spiacevoli che riguardano altre persone o circostanze estranee.
Entrambi i versanti sono “errori cognitivi” tipici di chi è depresso o incline alla depressione.
4- Somatizzazioni
Se si nota una qualche tendenza a soffrire di malesseri fisici che non hanno una corrispondente causa organica, magari soprattutto in certe occasioni (ad esempio se si è eccitati per qualcosa o in presenza di una preoccupazione o di uno stress), è probabile che si tratti dell’azione di “emozioni non integrate”. Ovvero dell’effetto di emozioni che non si riesce a provare, di cui non si è consapevoli e a cui si dà voce attraverso il corpo.
Le somatizzazioni possono essere fastidiose o diventare addirittura talmente estese o frequenti da essere invalidanti.
Con la psicoterapia si possono individuare le emozioni che per qualche ragione – che andrà rintracciata – si è finiti per ritenere proibite o sbagliate. Esse saranno accolte, mentre si migliorerà la capacità di tollerarle in uno spazio che infonda sicurezza. E, infine, si potrà dare loro il giusto spazio psicologico per essere finalmente vissute. A queste conquiste corrisponderà il sollievo dai precedenti sintomi fisici.
5- Relazioni instabili
L’assenza o la scarsità di relazioni solide e soddisfacenti, in cui sia possibile sperimentare il sostegno reciproco, la condivisione e l’intimità, è forse una delle principali fonti di malessere e uno dei principali motivi per cui ci si rivolge ad uno psicologo.
In quanto esseri umani, abbiamo bisogno di altri con cui instaurare rapporti significativi nell’arco di tutta la vita, anche quando le cose ci sono andate male al punto che ci convinciamo di poter bastare da soli a noi stessi. Se i legami importanti ci vengono a mancare, allora ci ammaliamo.
Sarà dunque fondamentale ripristinare la capacità di dare vita a legami nei quali trovare supporto e in cui sentirsi riconosciuti nel proprio senso di identità personale.
6- Volubilità
Parliamo della predisposizione ai cambiamenti repentini di umore e di stati d’animo. Apparentemente senza alcuna spiegazione, l’esperienza soggettiva è di essere instabili ed incomprensibili. Ma non è così. È invece più probabile che a determinare gli sbalzi di umore sia una inconscia memoria emotiva che si attiva in occasione di circostanze che alla persona che le vive passano inosservate.
La figura dello psicologo e dello psicoterapeuta può aiutare a trovare i collegamenti tra come ci si sente e quello che si sta vivendo. E può parallelamente guidare nella scoperta dei collegamenti tra come ci si sente adesso e le esperienze del passato che erano circondate da un preciso alone emotivo, che è venuto poi a radicarsi internamente abbinandosi in maniera automatica a determinate condizioni. Tutte le volte che queste condizioni si ripresentano, senza che si abbia modo di accorgersene, lo stato d’animo vira nella solita direzione, producendo quel cambiamento d’umore a questo punto tutt’altro che insensato.
7- Ripetitività delle situazioni dolorose
Se nel corso della propria vita ci si ritrova a vivere sempre le stesse dolorose vicende, è probabile che ciò non dipenda soltanto dal caso o dalla cattiva sorte.
È possibile che si faccia qualcosa, che si metta in atto un certo comportamento, che si adotti un particolare atteggiamento o che si dia una particolare interpretazione dei fatti che si stanno verificando, in grado di influenzare la piega che prenderanno gli eventi. Il risultato è che si finisce per far involontariamente avverare proprio ciò che si teme avverrà, avviluppandosi in una sorta di spirale senza via d’uscita.
Spetta alla psicoterapia la ricerca di questa via d’uscita e, insieme, la focalizzazione dei modi in cui si interviene nel determinare il proprio destino.
8- Tendenza a provare vergogna
Un altro campanello d’allarme per il benessere psicologico, per cui sarebbe bene rivolgersi ad uno psicologo, è la tendenza a vergognarsi.
La vergogna infatti è un sentimento pervasivo e pericoloso poiché investe non soltanto un singolo comportamento ma la persona intera.
Quando capita frequentemente di provare vergogna si possono adottare soluzioni per superarla che alla lunga risultano tutt’altro che funzionali. Si può perfino arrivare ad evitare di prendere parte a molte situazioni sociali con il risultato di isolarsi.
9- Incubi frequenti
Fare incubi frequenti può rappresentare un problema per diverse ragioni.
Innanzitutto disturba il sonno, provocando numerosi risvegli e difficoltà di riaddormentamento, con la conseguenza di non sentirsi adeguatamente riposati o dotati della giusta energia per affrontare la giornata. In secondo luogo, gli incubi possono lasciare residui di emozioni negative che condizionano il corso della giornata. Infine, al di là del problema dell’insonnia, è probabile che essi avvisino, con il linguaggio delle immagini e delle metafore che è proprio dei sogni, di aree di problematicità che andrebbero meglio esplorate. Ad esempio, le persone disturbate da incubi frequenti spesso hanno subito dei traumi – di cui possono essere più o meno consapevoli e di cui possono o meno avere memoria – che richiedono di essere elaborati con l’aiuto di un esperto per poter essere superati e smettere così di esercitare il loro peso sulla vita psicologica.
10- Bisogno di approfondire la conoscenza di sé
Non di rado a guidare il desiderio di andare dallo psicologo e di intraprendere un percorso di psicoterapia è la necessità avvertita di conoscersi meglio. Tutti noi ci sentiamo e agiamo in certi modi nella vita di tutti i giorni sulla base di motivazioni che, almeno in parte, sfuggono alla nostra coscienza. Le quali non sono di certo scollegate dalla nostra storia passata.
La figura dello psicologo, più allenata a riflettere su queste aree inconsce, è un compagno fidato per lo sviluppo di una maggiore capacità autoriflessiva. L’autoriflessività, intesa come la corretta interpretazione dei propri stati interni, è un alleato importante sia per accrescere il proprio benessere psicologico che per migliorare la qualità delle relazioni interpersonali.
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