Sono diverse le parole appartenenti al lessico della psicoanalisi che con il tempo sono entrate a far parte del linguaggio comune, ma di cui spesso sfugge il reale significato. Proviamo quindi a chiarirlo.
Bisogna sottolineare che i termini di seguito riportati – nell’ambito delle molteplici sfaccettature da cui è caratterizzata la psicoanalisi oggi e considerati i profondi mutamenti che da quando la psicoanalisi esiste l’hanno attraversata – non hanno significati univoci e che, non potendo esaurire qui tutta la loro storia semantica, i significati scelti sono quelli più attuali e inscritti nella cornice della psicoanalisi relazionale, la quale considera la mente non come un’entità isolata ma come ontologicamente inserita in un contesto fatto di altre menti.
Empatia
Con il termine empatia si fa riferimento alla capacità umana di comprendere l’altro nella sua esperienza soggettiva. La comprensione di ciò che l’altro prova non consiste nel fare finta di essere l’altro, immaginando per esempio se stessi nella stessa situazione in cui l’altro si trova, bensì nel calarsi nei panni dell’altro capendo come egli si sente in quella situazione essendo se stesso, dall’interno cioè del suo mondo soggettivo e con la sua specifica modalità di costruzione di significati.
Non essendo un semplice contagio emotivo, il quale avviene automaticamente tra le persone, l’empatia implica uno sforzo cognitivo volontario.
Considerando l’attività empatica dello psicoanalista, oggi si ritiene che essa non debba limitarsi alla spiegazione rivolta al paziente di quanto si è empaticamente compreso riguardo a lui, ma che debba estendersi fino a dare luogo ad una risposta (verbale o comportamentale) che sia in sintonia con ciò di cui il paziente ha bisogno. In questo senso è stato introdotto il termine “responsività ottimale”.
Interpretazione
L’interpretazione psicoanalitica consiste in una comunicazione tesa ad illuminare gli aspetti inconsci dell’esperienza del paziente. Essa però non va imposta, come se l’analista avesse una via d’accesso privilegiata all’inconscio o fosse possessore di una Verità assoluta all’altro sconosciuta, ma va piuttosto proposta come possibilità da discutere insieme, che può aprire la via ad interpretazioni più accurate o magari condurre in un’altra direzione fino a quel momento non considerata. Essa inoltre non è l’attività principale che l’analista svolge durante le sedute, bensì un aspetto di un processo sempre in atto, che è la relazione con il paziente, che intanto ci si preoccupa costantemente di monitorare.
Insight
È una intuizione improvvisa che generalmente ha luogo nel dialogo psicoanalitico. Quando si verifica, il paziente per la prima volta vede un tema per lui importante in un modo diverso dal solito e da una prospettiva a cui non aveva mai avuto accesso prima. La cosa forse interessante da aggiungere è che è probabile che ciò sia reso possibile da un cambiamento già avvenuto piuttosto che, al contrario, essere l’insight a permettere il cambiamento – che è quanto si riteneva un tempo in psicoanalisi.
Inconscio
L’inconscio non è un contenitore in cui viene relegato tutto ciò con cui non si vuole fare i conti perché scomodo, sconveniente o angosciante. La metafora spaziale con cui in genere viene rappresentato non è giustamente esplicativa. Diciamo piuttosto che l’inconscio è una qualità di alcuni processi mentali che non sono momentaneamente disponibili alla coscienza.
Gli intersoggettivisti, che rappresentano una moderna corrente psicoanalitica, tendono a distinguere tre tipi di inconscio:
– l’inconscio procedurale comprende aspetti dell’esperienza che vengono attuati in modo automatico, senza un’attenzione volontaria (ne sono esempi l’andare in bicicletta o il guidare la macchina: tutto ciò che facciamo per pedalare o per muoverci in macchina non è oggetto della nostra attenzione cosciente ma funziona come un automatismo);
– l’inconscio dinamico connota quelle esperienze che sono state escluse dalla coscienza in quanto fonte di conflitto con delle figure importanti della propria vita, in particolare del passato (per esempio se la propria ricerca di attenzione ha suscitato sempre un’altrui reazione avversa, essa viene sacrificata privilegiando il rapporto con la persona di cui si ha bisogno);
– l’inconscio non convalidato, come dice la sua stessa definizione, fa riferimento a quelle esperienze che non hanno mai potuto affiorare alla coscienza e assumere lo statuto di esperienza cosciente proprio perché non convalidate da nessuno, non viste, non riconosciute e per questo non considerate legittime.
Lapsus
Si può dire che il lapsus sia la sorpresa dell’inconscio. Conosciuto per lo più nella sua variante di errore verbale, indica una sorta di intrusione nei processi mentali consci di un qualche elemento inconscio che può essere utile a chiarire, completare o rivedere il significato di ciò che si sta dicendo o che semplicemente porta a galla un tema fino ad allora escluso dalla riflessione cosciente.
Transfert
Con il termine transfert oggi si intende il modo in cui il paziente vive l’analista e la relazione con lui. Lungi dall’essere uno “spostamento” sulla persona dell’analista di ciò che si è provato per una persona importante del passato, esso consiste piuttosto nella attivazione in vivo dei propri modi di vivere le relazioni ed è influenzato dall’apporto dell’analista, il quale contribuisce a determinarlo con il suo comportamento (e il quale deve essere in grado di riconoscerlo).
Molti aspetti del transfert (e del controtransfert) non sono consapevoli.
Controtransfert
È l’altra faccia della medaglia del transfert. Coincide cioè con il modo in cui l’analista fa esperienza del paziente e della relazione con lui. Esso è a sua volta determinato dai modi dell’analista di dare forma all’esperienza, i quali si incontrano con gli atteggiamenti ed i comportamenti di ciascun paziente.
Focalizzare l’attenzione sul dispiegarsi di certi meccanismi di transfert e controtransfert, in particolare in alcuni momenti della psicoanalisi in corso, che potremmo definire cruciali, può rivelarsi estremamente utile per illuminare delle dinamiche in cui il paziente si trova frequentemente impigliato nella vita reale senza averne cognizione.
Facciamo infine una precisazione: in psicoanalisi…
Parole come ansia generalizzata, depressione, attacchi di panico o altre parole di tipo “diagnostico”, che, pur non essendo prettamente psicoanalitiche, appartengono alla sfera psicologica, hanno tutte una rilevanza soltanto personale in un percorso di psicoterapia psicoanaliticamente orientato, dove ciò che conta è la persona con la sua storia e con la sua particolare modalità di stare nel mondo. Qualunque sintomo o disagio o sofferenza porti, esso va dunque compreso proprio alla luce di questa particolarità che non ammette generalizzazioni. Ed il percorso stesso prende forma sulla base di questa imprescindibile particolarità.