La dipendenza affettiva
Si parla tanto di dipendenza – da sostanze, dal gioco, da internet -, ma probabilmente si fa più fatica a pensare che la dipendenza può essere anche affettiva.
Soffrire di dipendenza affettiva vuol dire avere sempre bisogno di qualcuno, anche per portare avanti cose che si potrebbero fare benissimo senza alcun supporto. In casi limite, la mancanza di una persona fidata a cui appoggiarsi può innescare potenti stati d’ansia fino a scatenare veri e propri attacchi di panico. Questo perché a dipendere dagli altri sono il proprio senso di sicurezza personale e la propria autostima, la quale, quest’ultima, poggia su basi talmente fragili da richiedere costantemente l’approvazione di chi ci sta intorno e da risentire fortemente di eventuali critiche o disappunti.
Il bisogno così intenso dell’altro che si sperimenta nella dipendenza affettiva genera d’altra parte (ed è generato da) la paura e l’ansia di essere abbandonati.
La strategia che il dipendente affettivo generalmente tende ad attuare per scongiurare una tale circostanza e garantirsi la vicinanza della persona da cui, soprattutto, si dipende (generalmente il partner) consiste nell’aggrapparsi a lei, al fine di tenerla sotto controllo.
Questo d’altra parte comporta il ritiro dell’interesse e la rinuncia ad altri ambiti della propria vita, come il dedicarsi ad attività piacevoli, l’avere degli interessi o il coltivare altre forme di autorealizzazione. In effetti, molte persone affettivamente dipendenti è probabile che soffrano anche di depressione, ma non sono così lineari i rapporti tra le due condizioni, nel senso che non è facile capire se la depressione sia una causa della dipendenza affettiva o se piuttosto la dipendenza affettiva predisponga alla depressione.
L’aspettativa sottostante, ad ogni modo, è di non ricevere l’attenzione e l’interesse a cui si anela e di rimanere soli, per cui la maggior parte degli sforzi e delle energie è volta ad impedire che ciò accada e ad assicurarsi l’amore e la prossimità dell’altro. La modalità con cui si ricerca il sostegno dell’altro è quindi una modalità nello stesso tempo arrabbiata e sfiduciata.
La profezia che si auto-avvera
Naturalmente un simile comportamento richiedente può alla lunga esasperare il partner, il quale potrebbe davvero allontanarsi perché messo alle strette, in una sorta di profezia che si autoavvera.
Di più, paradossalmente, spesso si finisce per dipendere proprio da persone che sono effettivamente sfuggenti e poco disponibili sentimentalmente, così da trovare conferma alle proprie insicurezze in un vero e proprio circolo vizioso carico di sofferenza.
Rendersene conto e chiedere l’aiuto di un valido psicologo psicoterapeuta è il primo passo verso il processo di cambiamento, per conseguire non tanto, come si potrebbe arrivare a sperare, l’indipendenza – la quale pure, nelle sue forme estreme, può essere patologica e far sperimentare altre forme di solitudine -, bensì una sana via di mezzo tra il saper ottenere il supporto degli altri quando necessario, per esempio nei periodi di maggiore stress, e il poter contare sulle proprie personali risorse.
Per un ulteriore approfondimento sul tema della dipendenza affettiva, si rimanda agli articoli La dipendenza affettiva in 4 domande e Il dilemma dei porcospini: La giusta distanza nelle relazioni