Sempre di più, negli ultimi anni, abbiamo assistito all’aumento di una psicologia fruibile su internet. Questo grazie al proliferare di siti, blog e pagine web messi su da psicologi e psicoterapeuti che hanno trattato gli argomenti psicologici più disparati utilizzando uno stile non specialistico e che fosse alla portata di tutti. Il che ha permesso di sollecitare un vasto interesse e di raggiungere importanti risultati, tra cui la sensibilizzazione di un largo pubblico a temi psicologici di una qualche rilevanza ed un’ampia apertura tra la gente ai servizi offerti da chi pratica la professione di psicologo o di psicoterapeuta.
Non si può, dunque, non prendere atto del fatto che sia una cosa buona diffondere tra i non addetti ai lavori una certa cultura psicologica. I motivi sono diversi, uno tra i quali appunto abbattere gli stereotipi che ancora oggi circondano la psicologia, la psicoterapia e quanti scelgono di usufruirne, mentre, parallelamente, ci si pubblicizza rendendo noto ciò che si può mettere a disposizione delle persone, le proprie capacità, i propri punti di forza, le proprie specializzazioni.
Esistono tuttavia dei metodi per così dire troppo “commerciali”, che fanno largo uso di un linguaggio a dir poco “popolare”.
La domanda allora è: il fine giustifica sempre i mezzi?
Nello specifico, si ha l’impressione che una certa strategia divulgativa, che di questi tempi è facile incontrare soprattutto sul web, rischi di svilire la professione di psicologo e psicoterapeuta nonché lo spessore e la delicatezza degli argomenti trattati.
Circolano infatti articoli e a video vari in cui professionisti del settore dispensano pillole di saggezza su questo o su quell’altro disturbo, elargiscono consigli generici per superare determinate difficoltà, stilano regole universali da seguire per vivere meglio. Meglio per chi?
Come se ricette preconfezionate andassero bene un po’ per tutti, servissero ad affrontare nel modo migliore problemi quali ansia sociale, fobie o – peggio ancora – depressione, indipendentemente da chi uno sia e da come e perché, in modo del tutto particolare, abbia sviluppato il suo tormento interiore. Salvo poi specificare, per non esagerare, che ogni caso comunque è a sé e che è sempre meglio rivolgersi personalmente ad uno psicologo o ad uno psicoterapeuta…
Queste sono cose importanti. Vanno trattate con accortezza (e correttezza). Riguardano le persone, i loro vissuti, i loro dilemmi privati, le loro sofferenze emotive. Vanno presi sul serio.
Non trattandosi di “luoghi” accademici, è indubbiamente utile che si parli una lingua che sia comprensibile a chi ne è interessato o a chi ha bisogno di sapere di avere bisogno (mi si perdoni il gioco di parole) di farsi aiutare da uno psicologo o di intraprendere una psicoterapia. Bisogna però stare attenti a non sconfinare, a non parlarne come su delle riviste d’intrattenimento, anche se questo può servire a raggiungere una notorietà maggiore.
D’altra parte è giusto sottolineare come sia una fortuna, oltre che una risorsa, che, sempre sul web, sia possibile imbattersi in siti e blog di psicologia e di psicoterapia tenuti da psicologi e psicoterapeuti che, con la serietà, il tatto ed il senso di responsabilità che sono indispensabili a chi fa questo lavoro, forniscono resoconti ed informazioni preziosi per chi voglia riceverne e farne un uso davvero costruttivo, che si raccomanda avvenga all’interno degli studi – non certo virtuali – di psicoterapia.
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