Che chi va dallo psicologo sia “pazzo” è uno dei principali miti da sfatare. Per semplicità, utilizzerò qui il termine psicologo come equivalente a quello di psicoterapeuta (ho spiegato altrove, sempre in questo blog, quali sono le differenze tra questi due diversi profili professionali).
A dire il vero, per fortuna, grazie ad un aumento della cultura psicologica e ad una maggiore diffusione di informazioni riguardanti la psicologia, questa idea non è più così radicata nelle persone. Eppure, in parte persiste.
Una simile – errata – convinzione è nociva perché non fa che produrre sentimenti di vergogna in chi decide di andare dallo psicologo o in chi ha in corso una psicoterapia oppure, peggio, può avere l’effetto di scoraggiare dall’intraprenderla.
Ma spieghiamo subito perché questa convinzione è da ritenersi errata.
La verità è che chi va dallo psicologo è sufficientemente sano da conservare un certo contatto con la propria sfera più intima che gli consente di essere in grado di riconoscere a un qualche livello il proprio disagio, di sperimentare il bisogno di aiuto e di richiederlo attivamente. Queste persone riescono a intravedere che, nella piega che prendono gli eventi che li riguardano, alla base della loro insoddisfazione o delle loro sofferenze, vi è un loro inspiegabile contributo. E arriva il momento in cui decidono che è bene andare a fondo, scoprire di che si tratta, capire e cambiare, per vivere meglio.
In genere lo psicoterapeuta sa che la persona che arriva per una prima seduta ha con tutta probabilità, per il solo fatto di essere lì, le risorse necessarie a beneficiare della psicoterapia. Chiaramente questa premessa, necessaria, da sola non è sufficiente a stabilire se il percorso andrà a buon fine, poiché questo dipenderà in larga parte dall’operato dello psicoterapeuta e dal rapporto che verrà ad instaurarsi tra loro.
Chi ha invece una psiche più compromessa, al punto da essere comunemente definito “pazzo”, rischia di non diventare mai consapevole di avere un problema che necessita di un intervento di tipo psicologico. La perdita del contatto con la realtà, oltre che con se stessi, è infatti la caratteristica che si accompagna a questi disturbi (afferenti all’area delle psicosi) e che impedisce di prendersi cura del proprio disagio. Spesso in questi casi la cura è richiesta dai familiari e si limita all’assunzione di psicofarmaci.
Va rilevato che hanno scarse possibilità di giungere nello studio di uno psicoterapeuta anche coloro che, pur non essendo visibilmente “pazzi” (non rientrando cioè nella sfera delle psicosi), fanno fatica a mettersi in discussione perché hanno fondato tutte le loro difese psicologiche su una illusione di benessere quasi elettivo.
Quindi, al contrario di ciò che si è portati a credere, chi va dallo psicologo o intraprende una psicoterapia è psicologicamente più solido di chi non arriva mai a compiere un passo del genere, in direzione del miglioramento del proprio benessere emotivo e dei modi in cui si vive la propria vita. Non esitate allora, nel caso sentirete di volerlo fare, ad impostare una ricerca, ad esempio su internet con le parole Psicologo Milano, per trovare lo psicologo che fa per voi.