Possono cambiare il nome, il colore degli occhi o dei capelli, la carnagione, la corporatura, ma si tratta sempre della stessa persona.
Recitava più o meno così la frase di qualche libro o di una canzone – non ricordo esattamente dove l’ho letta, ma ricordo che mi aveva colpito, poiché porta a galla un tema psicologico tanto affascinante quanto, spesso, doloroso. Riguarda l’amore, ma non solo.
Spesso infatti chi decide di rivolgersi ad uno psicologo, più spesso ad uno psicoterapeuta o ad uno psicoanalista, lo fa perché si rende conto, pur senza riuscire a spiegarsi il perché, di imbattersi sempre nello stesso tipo di situazioni con lo stesso tipo di persone. Ci si può accorgere cioè di intraprendere relazioni affettive, come le relazioni d’amore, con persone che, pur diverse tra loro, sono tutte accumunate da una qualche caratteristica fondamentale che si rivela essere cruciale nel fare andare male il rapporto. Così ci si ritrova, sebbene contro la propria volontà, ripetutamente alle prese con lo stesso genere di problemi, intrappolati nelle medesime dinamiche relazionali, a rivivere i soliti scenari che terminano invariabilmente con lo stesso finale che si vorrebbe invece tanto evitare. È come se si vivesse costantemente un copione già vissuto. Per questo, prese dall’esasperazione, a volte ad un passo dalla depressione, molte persone, che tuttavia hanno la fortuna e la capacità di riconoscere il problema, chiedono aiuto ad uno psicologo, perché vogliono che la loro storia cambi.
Perché accade tutto ciò? I principi organizzatori
Se si decide di rivolgersi ad uno psicologo, prevalentemente qusando si arriva da uno psicoanalista, vuol dire che si è già a buon punto, ovvero che si è capito che non si è semplicemente sfortunati, che non è soltanto “capitato” di innamorarsi sempre di persone sbagliate: troppo sfuggenti o maltrattanti o egoiste o in qualche altro modo deludenti; ma che interviene anche un personale ruolo attivo che imprime una certa direzione agli eventi.
Si chiamano “principi organizzatori” e a volte funzionano come delle vere e proprie prigioni mentali da cui non si riesce ad uscire, dentro cui si rimane intrappolati. Essi sono il frutto dell’esperienza passata e determinano il modo in cui ciascun individuo vive la propria vita e dà un senso alle cose che gli accadono.
Qualche esempio pratico
1.Prendiamo il caso di qualcuno che, sulla base della sua passata storia di vita, che non andremo qui ad approfondire, abbia sviluppato la convinzione profondamente ed emotivamente radicata di non poter essere amato. Egli avrà così l’aspettativa inconscia che ciò (il non essere amato) si verifichi; andrà inconsciamente alla ricerca di qualcun altro che confermi questa aspettativa e che sia pertanto indisponibile, per esempio perché sposato, perché già impegnato in un’altra relazione o perché troppo narcisista per amare qualcuno diverso da se stesso; metterà in atto dei comportamenti in linea con la propria credenza, per esempio assillando il partner in questione con richieste che per lui e per la sua situazione sono insostenibili; questi comportamenti influenzeranno l’altro in un modo che lo porterà a comportarsi di conseguenza e sempre in linea con l’assunto di partenza, per esempio negandosi di fronte alle richieste pressanti; sarà selettivamente attento a cogliere quegli elementi che confermino la convinzione sottostante, tralasciando altri segnali che vanno in direzione opposta; infine elaborerà tutta l’esperienza arrivando alla conclusione, purtroppo già conosciuta, di non poter ricevere amore.
2.Prendiamo ora un altro caso, in cui il principio organizzatore in esame sia di non essere una persona affidabile perché, per esempio, si è sempre stati trattati così, con un atteggiamento che trasmetteva questa percezione di sé. L’aspettativa di base sarà pertanto quella di deludere. Per cui, pur avendo l’ansia di risultare affidabili, per un motivo o per un altro si finirà per fare tardi ad un appuntamento importante o non ci si presenterà affatto oppure ci si mostrerà inadempienti di fronte ad un compito da svolgere; ci si confronterà magari preferibilmente con persone esigenti; si sopravvaluteranno i segnali provenienti dagli altri di delusione e se ne sottovaluteranno altri di segno opposto; per finire ci si persuaderà ulteriormente di essere persone su cui non si può contare e su cui gli altri fanno bene a non puntare, con tutta la sofferenza che questa conferma alla propria amara convinzione su di sé provoca.
3.Se, per fare un ultimo esempio, si è cresciuti in un ambiente che ha sempre scoraggiato le manifestazioni di rabbia, il principio organizzatore sarà che è proibito o pericoloso arrabbiarsi e che, plausibilmente, gli altri si approfittano della propria buona disposizione. Di fronte a persone che adottano un comportamento che suscita rabbia si reagirà quindi reprimendola. Di conseguenza, gli altri persevereranno con il proprio comportamento irrispettoso, eppure si continuerà a non arrabbiarsi ed a vedere così confermata l’aspettativa che la gente intorno non tiene nella giusta considerazione le proprie esigenze.
Le 2 principali cause
Alla domanda sul perché si creino ripetutamente circostanze che sono fonte di sofferenza per chi le vive, le risposte sono fondamentalmente due.
La prima è la familiarità. Tali circostanze cioè, anche se spiacevoli, sono in realtà sempre le stesse, e quindi familiari. In quanto tali, generano sicurezza rispetto a situazioni nuove, perché conosciute. Come scrive lo psicoanalista Bernard Brandchaft: “L’uomo scambia una porzione sostanziale della sua felicità con la sicurezza”.
La seconda è che tutto questo avviene in maniera automatica, sfuggendo al controllo volontario o alla riflessione consapevole e impedendo di intervenire, per fare andare le cose diversamente, modificando il comportamento o guardando le cose da una prospettiva diversa, quando accadono.
La psicoterapia allora rappresenta un aiuto imprescindibile nei problemi riguardanti le relazioni, comprese le relazioni di coppia. Essa fornisce il contesto sia per favorire un’attenta riflessione consapevole sui modi in cui le proprie vicissitudini prendono forma, sia per avere la possibilità in vivo di fare un’esperienza diversa, in cui le proprie aspettative patologiche possono finalmente essere smentite e sostituite con altre in sintonia con la nuova esperienza, che risulta in tal modo trasformativa.
Con “psicologo Milano amore” o “psicologo Milano coppia“, molti cercano su internet qualcuno che dia loro delle informazioni a cui attingere per trovare un senso alla propria, spesso intricata, situazione sentimentale o di coppia. Spero con questo breve articolo di essere venuta incontro, almeno in parte, a questo bisogno, chiarendo i punti su cui sarebbe bene focalizzarsi per trovare delle risposte soddisfacenti, fermo restando il fatto che il posto privilegiato per individuare risposte adatte ad ogni singola persona – nonché specifiche valide soluzioni – è, appunto, la stanza di psicoterapia.
Per finire, una curiosità!
Studi nel settore hanno rilevato che, per far funzionare una relazione sentimentale, si dovrebbe scegliere un partner che sia sufficientemente simile alla propria madre (indipendentemente dal proprio sesso). “Sufficientemente” vuol dire che la “persona giusta” non dovrebbe somigliare né troppo né troppo poco alla propria madre, se si vuole avere una relazione felice, nella quale vivere storia d’amore che sia a lieto fine.