Diciamo subito che, a meno che non si abbia una particolare predilezione, è indifferente che, quando si decide di intraprendere un percorso psicologico, come la psicoterapia, la scelta ricada su uno psicologo uomo piuttosto che su una psicologa donna, e questo a prescindere, com’è intuitivo, dal tipo di disagio lamentato – che si tratti di ansia, depressione, stress acuto, disturbi alimentari o di personalità o, addirittura, di problemi sessuali o legati all’identità di genere -. Questo perché, in generale, il costrutto di genere non è così nettamente definito come si può pensare.
Se, infatti, con il termine “sesso” si fa riferimento ad una connotazione inequivocabilmente biologica, l’idea di genere è più legata all’esperienza soggettiva, psicologica e culturale. In tal senso, il genere è fatto sì di corpo, ma anche di relazioni, affetti, cultura e rielaborazione personale di tutti questi elementi. In questa prospettiva, la netta separazione delle categorie maschile e femminile non è che una semplificazione di una molteplicità molto più complessa e indifferenziata. Nella realtà, ognuno presenta una versione individualizzata di ciò che vuol dire essere maschio o femmina, uomo o donna.
Allo stesso modo, ogni professionista della psiche, psicologo o psicoterapeuta che sia, metterà in campo, oltre alle sue competenze, anche delle caratteristiche personali, tra cui caratteristiche variabilmente considerate – culturalmente e da ogni singolo paziente – più maschili o più femminili, le quali possono essere utilizzate in psicoterapia a seconda dei momenti e delle circostanze.
Questo consentirà per esempio al paziente di affrontare ed elaborare eventuali problematiche relative ai rapporti con un sesso piuttosto che con l’altro. Inoltre il paziente potrà rivedere nello psicoterapeuta, in momenti diversi, aspetti di uomini e di donne del proprio passato o recenti e riportare a galla temi di ieri e di oggi che desidera approfondire. E questo, ripetiamolo, indipendentemente dal fatto che lo psicoterapeuta sia un uomo o una donna.
Tenere a mente una simile considerazione della costruzione dell’identità di genere è, d’altra parte, molto proficua quando il problema principale portato dal paziente ruota proprio intorno a quest’area.