Funzioni del sonno: perché dormiamo
Le due principali funzioni del sonno sono il riposo fisico e il consolidamento della memoria. Il primo avviene prevalentemente durante le fasi di “sonno profondo”, in cui l’attività cerebrale rallenta moltissimo producendo un tracciato simile a quello del coma. Normalmente questa fase si alterna ad altre in cui il sonno è meno profondo e, nella prima parte della notte, dall’addormentamento in poi, ha una durata di circa 100 minuti.
Il consolidamento della memoria – da cui la sensazione di sapere meglio le cose che si sono apprese dopo un’appagante dormita – è permesso invece dal sonno rem. Il sonno rem, acronimo di rapid eye moviment, si caratterizza proprio per i rapidi movimenti compiuti dagli occhi. Questa è la fase del sonno in cui si sogna. L’mmobilizzazione del corpo in questa fase serve ad impedire che si agisca ciò che si sta sognando. Fa parte dei disturbi del sonno infatti il disturbo comportamentale in sonno rem, in cui il corpo, invece di essere immobilizzato, si agita molto nel corso di sogni burrascosi.
Non dimentichiamo infine che, da un punto di vista psicologico, i sogni rappresentano un altro modo con cui elaboriamo le nostre esperienze emotive e che pertanto sono un materiale ricco di informazioni importanti quando si intraprende un percorso di psicoterapia, particolarmente di psicoanalisi. Per chi ha una psicoterapia in corso che sta dando i suoi frutti, i sogni permettono altresì l’evidenziarsi ed il consolidarsi dei cambiamenti della propria vita interiore che la psicoterapia – o la psicoanalisi – sta promuovendo.
Disturbi del sonno
L’insonnia è il disturbo del sonno più lamentato. Può presentarsi sotto forma di micro risvegli oppure di risvegli precoci definitivi, dopo i quali non si riesce più a riaddormentarsi. D’altra parte esiste anche una categoria di persone, i cosiddetti “dormitori brevi” non patologici, le quali pur dormendo poche ore consecutive hanno la sensazione soggettiva di essere riposate e non risentono di particolari conseguenze nello svolgimento delle normali attività di veglia: riescono a lavorare, a spostarsi, a coltivare interessi e a badare al resto delle proprie cose. D’altro canto non bisogna trascurare che i risvegli definitivi nel corso della notte possono essere la spia di una depressione in arrivo. Generalmente cominciano a presentarsi nei 15 giorni precedenti la comparsa del più ampio quadro clinico che accompagna la depressione.
Al contrario, possono esserci casi in cui ci si senta molto stanchi pur avendo dormito un numero sufficiente di ore, come se non fosse servito a recuperare le energie indispensabili per affrontare la giornata che si prospetta. Situazioni di questo tipo meritano approfondimenti attraverso uno studio specifico del modo di dormire che di solito avviene mediante la polisonnografia. A tal proposito, è emblematico il caso di una paziente che, stando alle registrazioni dell’attività cerebrale durante il sonno, dormiva 8 ore eppure non si sentiva riposata poiché, come si è potuto accertare, passava pochissimo tempo nel sonno profondo (2-3 minuti invece che 100).
Un tipo particolare di disturbo del sonno è la sindrome delle gambe senza riposo. Si manifesta con frequenti movimenti delle gambe, i quali spesso provocano risvegli, che si eseguono automaticamente per provare sollievo dalla sensazione di fastidio cha investe gli arti inferiori mentre si dorme.
Quando preoccuparsi
La sensazione di non riposo è il più importante campanello di allarme che avvisa di un problema del sonno che necessita di essere indagato.
Per fare diagnosi di insonnia, deve essere presente da almeno 3 mesi e per almeno 3 giorni a settimana e deve presentare delle ripercussioni durante lo stato di veglia.
3 abitudini corrette per dormire bene e contrastare l’insonnia
1. La prima indicazione da seguire consiste nel guadagnarsi il sonno evitando attività eccitanti o l’esposizione alla luce, responsabile del rilascio nel cervello di melatonina. Sono pertanto da evitare il guardare la TV troppo da vicino e l’utilizzo di computer, tablet e telefono.
2. Molto importante è curare l’alimentazione. È consigliato consumare un pasto leggero e abbastanza lontano dal momento in cui si va a letto, ad esempio intorno alle 20 per andare a dormire verso le 23. Una tazza di latte serale può essere una buona idea dal momento che libera la serotonina, neurotrasmettitore coinvolto nel sonno che può quindi esercitare su questo un’azione rinforzante. È meglio invece evitare cibi ricchi di soia oppure bistecca o vino rosso poiché aumentano il battito cardiaco e in generale attivano il sistema nervoso simpatico che contrasta il rilassamento e quindi il sonno.
3. Infine è utile controllare la temperatura della stanza. Alle 4 del mattino infatti si ha il picco minimo di temperatura corporea per cui, se la camera in cui si dorme non è sufficientemente riscaldata, è facile che ci si risvegli a causa del freddo e, come già detto, il sonno non continuativo è causa di riposo scarso e insoddisfacente.
Cura dell’insonnia
A parte la cura farmacologica, mediante i famosi sonniferi, che in genere vengono prescritti per periodi di tempo limitati, è importante farsi seguire da uno psicoterapeuta. Questo perché, indipendentemente da ciò che ha scatenato il disturbo, la sfiducia e la preoccupazione che si vengono a creare circa la propria capacità di dormire sono tra i principali fattori che accrescono il problema, innescando un vero e proprio circolo vizioso. Inoltre raramente l’insonnia è il problema principale, mentre generalmente è la spia di qualcos’altro, come depressione o ansia. Quand’anche non si sia di fronte ad una situazione clinica, bisogna considerare che il rapporto che si ha con il sonno è soggettivo e le cause di un suo disturbo sono da ricercarsi nella storia e nella esperienza di ciascuno. In generale, questo rapporto con il sonno riguarda la disponibilità a lasciarsi andare, nel senso di abbandonarsi, spegnersi, perdere il controllo. Pertanto, se è vero che esistono degli accorgimenti come quelli riportati sopra che vanno bene un po’ per tutti e che, se seguiti, possono facilitare il sonno – la cosiddetta igiene del sonno -, quando il disturbo è più pervasivo, la psicoterapia può dare i risultati sperati. La psicoterapia ha effetto sì sull’insonnia, ma indirettamente, andando cioè ad agire non tanto sulla manifestazione sintomatica quanto sulle sue radici.
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