L’umorismo come parte della psicoterapia
Che ridere faccia bene è cosa risaputa. Quello che forse non si sa ancora diffusamente è che ridere fa bene anche in psicoterapia.
Permane infatti una certa reticenza a fare uso dello humour da parte degli psicoterapeuti, specialmente quelli meno esperti, sorretta dalla convinzione che la con la psicoterapia non si scherzi, che non si possa fare altro che prenderla seriamente.
Ebbene, a questa implicita contestazione, bisogna rispondere che l’umorismo di cui si sta parlando non ha un intento svalutante o sminuente – d’altronde se così fosse percepito dal paziente sarebbe tutt’altro che raccomandabile, andando invece a costituire un errore empatico clamoroso che, tuttavia, potrebbe prestarsi ad essere riparato e potrebbe aprire nuovi scenari terapeutici -, bensì un tentativo “serio” di introdurre un elemento di novità rispetto ad un certo tema problematico per il paziente.
Caratteristica centrale dell’umorismo è infatti quella di cogliere e presentare aspetti contraddittori di una stessa realtà. Questa definizione ne riassume tutto il potenziale terapeutico, dal momento che esso si presta a fornire al paziente una lettura alternativa di esperienze che si sono sempre considerate e vissute da una prospettiva ristretta.
“Regole” dell’umorismo
È comunque importante fare alcune precisazioni riguardo all’umorismo terapeutico.
Una di queste è che lo humour non può essere utilizzato dallo psicoterapeuta come una strategia piazzata ad hoc poiché, per la sua stessa efficacia, è imprescindibile che il paziente ne percepisca l’autenticità; viceversa il paziente non potrà fare a meno di registrare l’insincerità della reazione dello psicoterapeuta con un risvolto inevitabilmente negativo per la loro relazione.
Autenticità non vuol dire d’altra parte spontaneità ingenua, nel senso che lo psicoterapeuta deve essere abile a capire con una certa sensibilità quando il paziente è pronto a ridere di qualcosa e quando invece ridere potrebbe avere un effetto tutt’altro che positivo esponendolo a sentimenti di umiliazione e inadeguatezza. Ci sono infatti delle aree di vulnerabilità tali da non permettere che si possa fare dell’ironia, almeno nelle prime fasi del trattamento.
Al contrario, ci sono momenti in cui, se lo psicoterapeuta è bravo a coglierli, l’umorismo, indipendentemente da chi lo introduca, costituisce una preziosa risorsa. Se ben riuscito, esso rappresenta un’occasione – che alcuni studiosi definiscono “momento d’incontro” – per fare dei passi in avanti anche nel senso di un consolidamento e di un arricchimento della relazione terapeutica.
Esistono tuttavia dei casi in cui il paziente potrebbe trattare determinati argomenti con umorismo a scopo inconsapevolmente difensivo. In questi casi, il riso diventa poco desiderabile in quanto mezzo per evitare di affrontare sentimenti o emozioni troppo dolorosi. Ridere insieme al paziente significherebbe rinforzarne i meccanismi di difesa e allontanarsi dalla strada verso una maggiore autoconsapevolezza e verso l’acquisizione della sana capacità di tollerare una gamma più ampia di emozioni.
Lo psicoterapeuta dovrebbe invece, con delicatezza, portare all’attenzione del paziente la funzione difensiva che l’umorismo assume per lui, cercando al contempo di far emergere gli affetti che fino ad allora non è riuscito a sostenere e che adesso diventano possibili in un clima di comprensione e di condivisione.
Umorismo e psicopatologia
L’umorismo in psicoterapia risulta benefico con vari disturbi (ad esempio depressione e ansia) e, particolarmente, con pazienti che presentano un disturbo narcisistico di personalità.
Aspetto saliente di questi ultimi è la tendenza a nascondere, sotto un atteggiamento onnipotente e teso ad attestare la propria superiorità, una inaspettata (anche per loro) fragilità e un bisogno di continue conferme che reggano un’autostima invece traballante. Con questi pazienti tuttavia è inutile, quando non controproducente, portare a galla esplicitamente il loro nucleo problematico, mentre si rivela molto più efficace il ricorso allo humour.
Non solo dunque la capacità di usare l’umorismo può essere intesa come un elemento prognostico favorevole nonché un ottimo alleato per la buona riuscita della psicoterapia, ma la sua conquista in psicoterapia è anche il chiaro segnale di un miglioramento in atto.