Il Trauma psicologico massiccio
Per trauma con la “T” maiuscola o trauma massiccio si intende un evento grave e sconvolgente che minaccia l’integrità o la sopravvivenza stessa, fisica o psicologica, di un individuo. L’esperienza in questione è tale da superare la gamma di esperienze tollerabili per il soggetto, il quale è inondato da una tempesta emotiva che non riesce a contenere in un solo stato di coscienza, dovendo così ricorrere ad una difesa psicologica chiamata dissociazione.
La dissociazione si riferisce ad una condizione in cui una persona si allontana mentalmente da quello che sta accadendo al suo corpo durante un’esperienza assai traumatica. Questo accade per esempio nei casi di stupro, quando una donna si trova a volte in uno stato d’animo paradossale: “Mi vedevo mentre venivo violentata”.
Si è sempre più portati a credere infatti che non sia corretto parlare di “traumi rimossi”, per fare riferimento alla carenza di memorie relative al trauma, che non sia cioè la rimozione ad essere arruolata come meccanismo difensivo che sposta un determinato contenuto (come i ricordi o le emozioni connessi al trauma) dalla coscienza all’inconscio. In linea con le moderne teorie, si ritiene piuttosto che sia la dissociazione che impedisce a monte l’elaborazione conscia dell’evento traumatico, per via dell’impossibilità di attribuirgli un senso.
Rientra in questa definizione di trauma, per l’appunto, l’abuso (l’abuso sessuale, l’abuso fisico o l’abuso emotivo).
L’essere stati esposti a un simile evento traumatico può comportare reazioni ascrivibili al disturbo post-traumatico da stress.
Vi sono tuttavia casi in cui traumi massicci di questo tipo non esitano in una psicopatologia; al contrario le persone che li vivono ne escono rafforzate, sono in grado di richiamare perfettamente il ricordo delle esperienze traumatiche e ne forniscono un racconto coerente. La caratteristica responsabile di questo esito positivo si chiama resilienza ed è, con tutta probabilità, determinata dall’avere o dall’aver avuto in passato almeno una relazione importante positiva.
Inoltre la possibilità di condividere con qualcuno l’esperienza traumatica o le emozioni che essa ha suscitato ne facilita l’elaborazione riducendo notevolmente il rischio psicopatologico. Il dolore infatti non è di per sé traumatico, fa parte della vita; sono la sua mancata condivisione, il mancato riconoscimento e la sua mancata regolazione a renderlo traumatico. In tal senso è di massima importanza il fattore temporale: il trauma è tale quando l’affetto doloroso si prolunga nel tempo oltre la speranza che possa ancora esserci un sollievo da tutta quella sofferenza.
Micro-traumi cumulativi
All’opposto, è possibile non vivere mai nessun tipo di evento spaventoso eppure essere predisposti a sviluppare un qualche genere di disturbo. Questo perché si è stati oggetto di micro-traumi relazionali cumulativi.
Si tratta, come dice la definizione stessa, di traumi di lieve entità ma reiterati nel tempo ad opera di una o più persone a cui si è legati in una relazione significativa. Sono dei traumi quasi invisibili, sia ad occhi esterni che agli occhi di chi li subisce. Ed è in effetti questa invisibilità a renderli così deleteri, poiché è abolita la possibilità di parlarne o di condividerli. Essi si insinuano più sottilmente nell’ambito delle relazioni significative all’interno delle abituali interazioni – sotto forma, ad esempio, di svalutazione, ritiro, aggressività, indisponibilità, piattezza emotiva, rifiuto, intrusività -, compromettendo più globalmente il funzionamento psicologico ed emotivo della persona.
Sono dunque possibili diversi risvolti psicopatologici; alcuni di questi sono ansia e depressione. Inoltre, anche senza sconfinare in una vera e propria psicopatologia, esperienze del genere predispongono ad avere una bassa autostima o a soffrire di malesseri meno precisamente diagnosticabili – ma non meno rilevanti per la qualità della vita -, come instabilità nelle relazioni, senso di vuoto e di smarrimento, problemi esistenziali.
Uno stato d’animo frequentemente associato all’aver vissuto traumi di questo genere è la vergogna, la quale si collega per lo più all’idea di futilità di ciò che si è vissuto. È come se la persona che ne è coinvolta non potesse spiegarsi la compromissione del proprio stile di vita o la propria sofferenza attuale sulla base di accadimenti facilmente individuabili nella propria storia di vita, il che aggrava il sentimento della vergogna, spesso coperto dalla rabbia.
Interventi in psicoterapia
In psicoterapia, il tipo di intervento varia notevolmente a seconda del problema della persona.
Nel caso in cui il soggetto sia stato vittima di un trauma vero e proprio, lo psicoterapeuta baserà l’intervento sul recupero dei ricordi connessi all’episodio traumatico (quando assenti o frammentati) e sulla loro attiva rielaborazione, con particolare attenzione alle emozioni connesse. Le emozioni associate al trauma che non sono state sufficientemente elaborate e che pertanto si tengono lontane dall’esperienza possono infatti causare anche delle somatizzazioni. La conquistata capacità in psicoterapia di integrarle nel proprio vissuto è essenziale per la risoluzione dei sintomi fisici che nel frattempo si sono sviluppati.
Nel secondo caso, quello dei micro traumi cumulativi relazionali, il focus della psicoterapia sarà sulla vita quotidiana del paziente e sulla relazione con lo psicoterapeuta, per analizzare le modalità relazionali negative e disfunzionali, che via via spontaneamente emergeranno, a cui si è stati esposti e a cui si continua a prendere parte in maniera automatica e inconsapevole.
Naturalmente non è detto che i due tipi di traumi si verifichino separatamente. Anzi è molto probabile che chi abbia vissuto un trauma con la “T” maiuscola sia precedentemente stato esposto a micro traumi relazionali. Perciò, quando presenti entrambi, si dovrà operare in modo duplice: in parallelo o concentrandosi sull’uno o sull’altro, in base a ciò che sembra più importante momento per momento con il procedere della psicoterapia.
Per un maggiore approfondimento dell’argomento, si rimanda, sempre all’interno di questo blog, all’articolo Traumi infantili e influenza sulla vita adulta. Esiste una cura?