Si sente spesso parlare di Attacchi di Panico, ma, da un punto di vista esperenziale, cosa vivono coloro che ne vengono colti?
Durante un attacco di panico, pensieri catastrofici automatici e incontrollati riempiono la mente della persona. Questa ha quindi difficoltà a pensare chiaramente e teme che i sintomi corporei che si accompagnano siano realmente pericolosi, al limite mortali. Alcuni temono ad esempio che gli attacchi indichino la presenza di una malattia non diagnosticata, pericolosa per la vita (per es., cardiopatia, epilessia). Nonostante gli esami medici – a volte ripetuti – e la rassicurazione, possono rimanere impauriti e convinti di essere fisicamente vulnerabili.
Chi ha provato gli Attacchi di panico li descrive come un’esperienza terribile, spesso improvvisa ed inaspettata, almeno la prima volta. La paura di un nuovo attacco diventa a quel punto immediatamente forte e dominante.
Il singolo episodio, quindi, sfocia facilmente in un vero e proprio disturbo di panico, ad innescare il quale è la “paura della paura” che si comincia a nutrire. La persona si trova in tal modo invischiata in un tremendo circolo vizioso che può diventare molto limitante, soprattutto rispetto agli spostamenti. A rendere difficili anche le attività più comuni è l’ansia relativa all’essere in luoghi o situazioni dai quali sarebbe difficile o imbarazzante allontanarsi, o nei quali potrebbe non essere disponibile un aiuto, nel caso in cui si verificasse un nuovo attacco di panico.
Con la paura degli Attacchi di panico diventano quindi insostenibili, perché fortemente ansiogene, una serie di situazioni di vita quotidiana, come uscire di casa da soli, viaggiare in treno o in autobus, guidare l’auto, stare in mezzo alla folla o fare la coda al supermercato.
L’evitamento di tutte le situazioni ansiogene diviene la strategia prevalente per mettersi al riparo, con il risultato di vivere una vita impoverita in cui si è schiavi del panico.
Diviene allora indispensabile richiedere l’aiuto di uno specialista per andare a fondo nella comprensione del problema e riappropriarsi di tutto ciò a cui si stava rinunciando.
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