Quando si pensa allo psicologo, è facile cadere in alcune false credenze dettate dal senso comune, causate probabilmente da una carenza di informazioni diffusa sulla psicologia. Quelli che seguono sono alcuni degli “errori” più comuni sulla figura dello psicologo:
1- Chi va dallo psicologo è pazzo
Falso. Chi va dallo psicologo, come ho scritto altrove in questo blog (si veda l’articolo “Perché si va o non si va dallo psicologo”) non solo non è pazzo ma, al contrario, dimostra di avere delle risorse psicologiche tali da far sì che possa rendersi conto di avere un disagio da cui può risollevarsi chiedendo l’intervento di un esperto. Questa capacità è anche indicativa di un’altra sostanziale capacità, per niente scontata: quella di chiedere aiuto e di “usare” una relazione (in questo caso quella con lo psicologo, ma auspicabilmente anche quelle della sua vita privata) per stare meglio.
Sempre in questo blog, ho anche detto che uno dei motivi per cui si può decidere di andare dallo psicologo è il desiderio, tutt’altro che folle, di aumentare la conoscenza di sé. Questa aumentata conoscenza di sé, del proprio modo di funzionare, ha delle ricadute positive sul complessivo benessere psicologico.
2- Parlare con uno psicologo è come parlare con un amico
Falso. L’efficacia di una psicoterapia è data proprio dal fatto che venga condotta da una persona esperta. Non soltanto perché, com’è ovvio, possiede la preparazione e la competenza maturate nel corso di anni di studi e di esperienza per farlo, ma anche perché questo esperto non è un amico. Spiego meglio cosa intendo dire.
Se lo psicologo, o meglio lo psicoterapeuta, fosse un amico, prenderebbe a comportarsi, senza rifletterci sopra, esattamente come tutte le altre persone della vita “reale” del paziente, il quale, quest’ultimo, finirebbe per considerarlo esattamente come considera tutte le altre persone della sua vita, aspettandosi da lui – e inducendo in lui – le medesime dinamiche, che verrebbero perpetuate senza accorgersene. Peccato che è proprio in questa “vita reale” che si sono incontrati le difficoltà e i problemi, che inevitabilmente investono i rapporti sociali, per cui si è deciso di andare dallo psicologo! E allora è necessario che quello della psicoterapia sia uno spazio “diverso”. Tale diversità è data dalla particolarità del rapporto con lo psicoterapeuta, in cui l’attività principale è quella di prestare interesse a tutto ciò che riguarda il paziente – un amico richiederebbe, naturalmente, bidirezionalità in questo – impegnandosi a poter parlare di tutto quanto richiede di essere preso in considerazione e di diventare oggetto di riflessione.
Nella vita di tutti i giorni (proviamo ad immaginarlo) relazioni così strutturate sarebbero invece da ritenersi innaturali e patologiche.
3- Allo psicologo si “deve” dire tutto
Non è vero. Non è necessario dire tutto allo psicologo, anzi non è richiesto. Almeno non in questi termini. Piuttosto, ci si deve sentire liberi di dire tutto quello che si vuole.
Non ci si deve sentire in alcun modo costretti ad affrontare temi o a parlare di argomenti di cui non si vuole parlare, momentaneamente o definitivamente.
È probabile che con il passare del tempo e con l’aumento della fiducia che si ripone nello psicologo, diventi più facile toccare punti che in una prima fase della psicoterapia si aveva difficoltà a sollevare. Ma può anche succedere che nel corso di una psicoterapia alcuni temi non vengano mai discussi. D’altro canto, ce ne saranno molti altri al centro dell’attenzione e della riflessione della coppia al lavoro.
4- Lo psicologo legge nel pensiero
Niente di più sbagliato. Lo psicologo non attua – per fortuna! – alcuna forma di telepatia. Ed anzi riconosce la necessità del contributo del paziente per accedere alla sua mente ed al suo mondo soggettivo.
La competenza dello psicologo è data semmai dal suo maggiore allenamento alla comprensione degli stati mentali sottesi alle varie manifestazioni comportamentali. Non si può però avere la pretesa di svolgere questa attività da soli, la quale invece presuppone sempre la collaborazione dell’altro.
5- Lo psicologo ti trasforma
Né lo psicologo né la psicoterapia possono “trasformare” qualcuno. Andare dallo psicologo o svolgere una psicoterapia non produrrà uno stravolgimento dell’intera personalità, di cui si sarà spettatori passivi e perfino un po’ impauriti.
Philip Bromberg, un importante psicoanalista americano, ha coniato l’espressione “essere se stessi nel cambiamento” per riferirsi all’esperienza di cambiare senza smettere di sentirsi se stessi. Il cambiamento così inteso, lungi dal coincidere con una trasformazione di cui si è fatti oggetto, implica un ampliamento, e quindi un arricchimento, – determinato grazie alla propria attiva partecipazione – delle possibilità di esistere.
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