Psicologo Milano ansia è, tra tutti i tipi di ricerca volti ad individuare uno psicologo digitati su internet, quello in assoluto più frequente.
Che cosa ci dice questo? Che l’ansia è tra i disturbi più lamentati, il motivo principale per cui si pensa di poter contattare uno psicologo. Ma l’ansia, come ho spiegato altrove (Psicologo Milano ansia: Le diverse forme d’ansia), vuol dire tante cose diverse, può assumere diverse forme. Con il generico Psicologo Milano ansia è molto probabile che si faccia riferimento a quella forma di ansia che va sotto il nome di ansia generalizzata.
Leggi attentamente i 5 punti che seguono e, se ti rivedi in alcuni di essi, allora forse vuol dire che anche tu soffri di ansia generalizzata.
1-Basta poco, certe volte davvero molto poco, per metterti in uno stato d’ansia.
Può trattarsi di intoppi di routine, di qualcosa di non così grave che non sta andando nel verso giusto, oppure di qualche impedimento che minaccia un certo programma che ti sei fatto. Qualcosa di tutto sommato trascurabile, che a pensarci razionalmente non incide in maniera significativa con la più ampia qualità della tua vita, ma che sembra avere il potere di mandarti in tilt.
Ad esempio, sei un genitore lavoratore che scopre, durante i preparativi per la giornata che sta iniziando, che il figlio ha la febbre e non può andare a scuola. Purtroppo il tuo coniuge è già uscito di casa perché, proprio quella mattina, aveva una riunione di lavoro importantissima e la babysitter non risulta reperibile. Preso dal panico, hai dovuto improvvisare una soluzione che ti ha permesso quantomeno di temporeggiare qualche ora: hai trovato la vicina di casa disponibile a tenere il bambino per un po’. Sollevato sì, ma non troppo, mentre sei per strada per recarti in ufficio, cominci a pensare a quanto la vicina di casa sia effettivamente in grado di badare ad un bambino per di più malato, tormentandoti con domande del tipo: “e se la febbre diventa troppo alta?”, “e se la vicina non riesce a fargli prendere i medicinali?”, “e se succede qualcosa che non sa gestire?”, “e se poi la babysitter non torna rintracciabile?” – immaginandoti contemporaneamente scenari catastrofici che di certo non ti aiutano a trovare la concentrazione che stai cercando ora che sei arrivato sul posto di lavoro e che devi dedicarti ad altro.
Ancora peggio (ad un livello di gravità superiore), non è sucesso proprio un bel niente, o meglio niente che giustifichi una sensazione di paura che comunque ti pervade. È la paura che accada qualcosa di brutto, pur in assenza apparentemente di presupposti in tal senso, anzi sembra che i pensieri di questo tipo nascano dal nulla per impossessarsi in fretta di tutta la tua mente. E veniamo direttamente al punto 2.
2-Quando c’è qualcosa che ti preoccupa, inizi a pensarci insistentemente, anche contro la tua volontà.
Il pensiero sul problema in questione che ti assorbe così tanto purtroppo non è mai risolutivo, in modo da potersi efficacemente esaurire. Al contrario, è come se si auto-alimentasse, aggrovigliandosi su se stesso e continuando a girare sempre intorno agli stessi punti, spesso in vano.
Anche se cerchi di scacciarlo o di tenerlo a bada, il risultato è che, mentre svolgi tutte le altre attività legate alla tua quotidianità, lui è sempre lì in agguato come un rumore di fondo che lascia un retrogusto amaro alle cose che porti avanti e che è pronto a farsi sentire di nuovo più distintamente, ad interferire con ciò che stai facendo, da un momento all’altro.
3-Mentre sei in compagnia di altre persone, soprattutto quelle più familiari, con cui c’è un rapporto di maggiore confidenza, capita di sentirti chiedere che cosa ci sia che non va.
Sì, perché, a meno che tu non abbia già cercato conforto parlando di ciò che ti sta assillando, l’interlocutore, soprattutto se ti conosce bene, non ha potuto fare a meno di notare un’espressione corrucciata, uno sguardo assente, spia di un qualche tarlo che sta instancabilmente lavorando dentro e che non ti sta permettendo di vivere appieno quel momento presente, così come molti altri.
Generalmente, questa domanda dà l’avvio ad uno sfogo, a cui segue il tentativo dell’altro di apportare sollievo alla tua ansia con considerazioni che si muovono principalmente sul piano della logica. E magari in prima battuta questo tentativo sortisce pure un effetto benefico nel lenire un po’ l’ansia; peccato che si stenti poi a mantenerlo con il concludersi della conversazione: è allora che, progressivamente, la preoccupazione del momento torna a prendere il sopravvento sul resto della vita psichica, annullando altri pensieri o la possibilità di dedicarsi ad attività piacevoli.
4-Ti descrivi da sempre come una persona ansiosa.
Non riesci proprio a ricordare periodi particolarmente distesi della tua vita, in cui non fosse facile essere turbati da preoccupazioni di varia natura. Anzi, ora che ti viene in mente, non hai mai avuto un momento di tregua (o giù di lì)!
Nei disturbi d’ansia in effetti l’elemento della consapevolezza non manca. La persona che ne soffre sa di mettere in atto delle reazioni emotive “esagerate” rispetto all’entità dell’accaduto, o meglio che sarebbe possibile affrontare le medesime situazioni che si stanno vivendo con un atteggiamento del tutto diverso, magari riscontrato in altre persone con cui ci si trova a confrontarsi. Si potrebbe essere ad esempio più fiduciosi nel fatto che le cose si sistemeranno, ci si potrebbe sentire più sicuri circa le proprie capacità di incidere in maniera positiva sul corso che gli eventi prenderanno, si potrebbe avere la capacità di distrarsi momentaneamente dal problema per tornarci sopra quando sarà più funzionale farlo.
Inutile dire che la consapevolezza del proprio malessere, unitamente all’ammirazione per chi gestisce in modo più efficace e meno disturbante esperienze simili alle proprie, ha un’incidenza negativa anche sull’autostima. Ed ecco che giungiamo al punto 5.
5-Non riesci ad essere soddisfatto fino in fondo della tua vita.
E sì, perché, oltre al fatto che l’ansia non ti lascia in pace – e questo è di per sé motivo di malcontento e di enorme frustrazione -, devi fare i conti anche con gli effetti collaterali provocati dall’ansia (specialmente quando vissuta in maniera troppo frequente o prolungata).
Non è raro che tu soffra di emicranie (o di altri disturbi psicosomatici) che ti mettono ko e che, se sei fortunato, ti passano solo ricorrendo ad antidolorifici, che però dovresti evitare di prendere spesso. Per non parlare dell’insonnia, che si amplifica nei periodi di maggiore preoccupazione e che ti costringe a passare ore nel letto con gli occhi sbarrati a rimuginare su chissà quale dilemma. Certo che poi si aggiungono gli effetti collaterali degli effetti collaterali: come fai infatti a portare avanti l’intera giornata che ti aspetta dopo aver passato una notte insonne? Irritabilità, affaticabilità e difficoltà di memoria e di concentrazione sono sintomi del giorno dopo assicurati.
Perché aspettare? Se ti sei riconosciuto abbastanza in questa descrizione, pur generale, prima di pensare di poter “archiviare” la tua ansia con qualche dose di ansiolitico magari prescritto dal medico di base, senza passare al vaglio di uno specialista, affronta il tuo disagio andando alla radice, per risolverlo davvero.
Rivolgiti ad uno psicologo psicoterapeuta – anche con la ricerca su internet Psicologo Milano ansia, se non hai altri canali affidabili – per comprendere meglio, nella loro specificità, i tuoi vissuti, per rintracciare nuovi modi di fare esperienza di ciò che ti succede e su cui non hai nessun controllo, per imparare a tollerare l’incertezza, per recuperare risorse che ti renderanno più facile (e, perché no, più gioioso) vivere la vita. Questi sono alcuni degli obiettivi della psicoterapia. Ne vale sicuramente la pena.
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